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Daspo ai commercialisti e carcere, fino a sei anni, per i prestanome. Sono alcune delle misure anti-evasione pensate dal governo per trovare i 7 miliardi che mancano nella prossima Legge di Bilancio. Prevista la sospensione della professione, temporanea o permanente in base alla gravità della violazione, per i commercialisti che certificano in modo fraudolento crediti inesistenti.
"Tutto il sistema di certificazione dei crediti fiscali rischia di essere un vero e proprio boomerang per la categoria", sottolinea Giuliano Mandolesi, commercialista, "che oltre ad essere sobbarcata dell'onere pre accertativo - che invece dovrebbe demandato agli enti predisposti - si sobbarca anche sanzioni penali pesantissime, amministrative, pecuniarie anche relative in molti casi alle imposte che dovrebbe versare il contribuente, come accadeva fino allo scorso anno per il visto infedele dei modelli 730. Quindi si tratta di un sistema che rischia di essere fortemente sproporzionato".
E proprio i commercialisti, il 29 e il 30 settembre, sono scesi in piazza per la prima volta nella storia della categoria. Una protesta a Roma davanti al Mef per chiedere la disapplicazione degli Isa (indici sintetici di affidabilità fiscale), ovvero una sorta di "pagelle fiscali" introdotte per individuare i contribuenti affidabili e quelli che lo sono meno. Un meccanismo troppo complesso, spiegano i commercialisti, che non funziona e dilata tempi e costi.
"A noi commercialisti viene chiesto di rispettare le regole", accusa Marco Cuchel, presidente ANC, "ma noi chiediamo anche alla pubblica amministrazione di rispettarle. E' impossibile lavorare improvvisando, senza certezze, specialmente in una materia così difficile e rischiare di sbagliare ai danni dei nostri clienti."
Per contrastare l'evasione, allo studio del Governo c'è anche una stretta sui prestanome, cioè le persone a cui si intesta una società per sfuggire al fisco. La nuova norma prevede che la detenzione fino a sei anni scatti anche nel caso in cui emerga solo la semplice volontà di evadere le tasse. Sanzioni penali poi sulle aziende "fantasma", quelle che figurano solo con una cassetta postale, ma che alla spalle non hanno nessuna struttura operativa e lotta senza sconti alle frodi sui carburanti.
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Redazione di Rete Commercialisti