Hai un problema relativo a questo argomento?
Registrati ora per inviare una richiesta a più commercialisti gratuitamente.
La gestione aziendale di una start up? Ecco la nostra lista dei 10 classici casi di fallimento da cui imparare se stai pensando di aprire un’attività!
Quali sono le principali cause di fallimento a cui generalmente può andare incontro una start up? Scopriamole subito insieme analizzando nel dettaglio gli esempi riportati di seguito: 10 errori più o meno eclatanti che gli imprenditori di giovani aziende non dovrebbero mai commettere.
Affinché sia possibile abbracciare una gestione aziendale proiettata alla crescita, è importante investire tempo e denaro soltanto in prodotti e servizi interessanti per una quota significativa di consumatori: se il pubblico non è minimamente attirato dalle soluzioni proposte dal nostro business, le possibilità che lo stesso si ampli e sviluppi si riducono in modo drastico.
Chiunque voglia aprire un’attività con l’obiettivo di renderla florida e redditizia, deve necessariamente prestare massima attenzione alla scelta dei soci e dei collaboratori da includere nel team. Avere differenti punti di vista in un gruppo di lavoro può essere una risorsa importante; ma se le idee, gli obiettivi e gli approcci sono troppo distanti una potenzia forza può tramutarsi in una bomba ad orologeria. Aprire un’attività significa condividere traguardi comuni, aspirazioni e le strade per raggiungerli.
Quando si parla di fare impresa, avere un atteggiamento aggressivo e determinato (in senso business) è spesso ciò che fa la differenza tra chi raggiungerà i propri obiettivi e chi non ci arriverà neanche vicino. Tutti noi possiamo provare un po’ di antipatia verso i venditori molto aggressivi o insistenti, ma spesso sono proprio questi che sapendo sapientemente fin dove spingersi riescono a chiudere gli affari impossibili. Ai rifiuti ed alle porte chiuse in faccia bisogna saper reagire con decisione, evitando di demoralizzarsi e tenendo a mente l’obiettivo.
Visto che (nella maggior parte dei casi) per avviare un’attività commerciale servono delle notevoli risorse economiche, è opportuno considerare fin dall’inizio le tempistiche necessarie alla raccolta dei fondi: contattare investitori o venture capitalist e convincerli a finanziare un certo progetto di business non è certo una cosa semplice, ma programmandosi degli obiettivi da raggiungere nel breve e lungo periodo (entro un mese stringere il primo accordo, entro 2 disporre di una somma X, ecc.) le difficoltà vengono notevolmente ridotte.
Se il fondatore di un’attività commerciale non riesce a fare delle stime per il futuro che sappiano rivelarsi accettabilmente veritiere e concrete, rischia di perdere cifre di denaro più o meno considerevoli: quando per esempio ci si trova ad ipotizzare la risposta del pubblico nei confronti di un certo prodotto o servizio, è necessario saper riconoscere la linea che separa ciò che desideriamo ottenere e ciò che realisticamente potremmo raggiungere. Il classico errore del principiante è quello di ritenere la propria offerta talmente di qualità e unica che ogni potenziale cliente stia solo attendendone la venuta, questo senza minimamente considerare le altre offerte sul mercato, la lealtà dei clienti ai prodotti o servizi esistenti, il pricing, la location (nel caso di esercizi fisici) ecc…
Una buona regola da rispettare quando si tratta di aprire un’attività è stabilire ancora prima dell’avvio degli obiettivi da raggiungere nel breve, nel medio e nel lungo periodo: vere e proprie mete che permettano all’imprenditore di far crescere il proprio business in modo graduale e costante, sviluppandolo il più possibile sia internamente (scelta di un ufficio adeguato, nuove assunzioni, ecc.) che esternamente (acquisizione clienti, advertising, ecc.).
Se, soprattutto in fase di start up, il titolare sceglie di investire molti fondi su articoli o servizi non sufficientemente testati e validati dal confronto con il mercato, rischia di trovarsi a non poter gestire un ritorno negativo potenzialmente deleterio per l’intero business: prima di destinare cifre considerevoli a prodotti o servizi “innovativi” o “non-convenzionali”, è importante accertarsi del fatto che gli stessi funzionino e interessino il nostro target. A questo scopo è preferibile inizialmenteinvestire una percentuale minoritaria delle energie e fondi disponibili per test e man mano destinare uno sforzo crescente se i feedback sono positivi.
Uno dei modelli più famosi esplica questa regola alla perfezione: modello 70/20/10 per l’innovazione nel business.
Questo modello impone che lo sforzo nel lavoro dovrebbe essere suddiviso nel seguente rapporto:
La corretta gestione aziendale prevede (tra le varie cose) la capacità di produrre soluzioni che da un lato (come già detto) interessino il pubblico e dall’altro non siano la copia precisa dell’offerta altrui. Un articolo identico a quello venduto da un competitor già conosciuto nel mercato può attirare soltanto se risulta molto più conveniente a livello economico (in questo caso però si corre il rischio di svalutare la propria merce, ottenendo guadagni più miseri e scatenando una deleteria guerra al ribasso). Il miglior compromesso è quello in grado di bilanciare fattori importanti quali l’originalità, l’utilità ed il prezzo.
Per aprire un’attività con l’obiettivo di trasformarla in un’azienda di successo bisognaconcentrarsi tutti i giorni sulla sua crescita: dopo aver creato nel primo periodo una buona base clienti, è quindi importante continuare a puntare su strategie aggressive che consentano di ampliare il pubblico fidelizzato aumentando al contempo i guadagni e le possibilità di espansione. Spesso momenti favorevoli possono indurre a“sedersi” o a investire troppe risorse in attività non di crescita ma ad esempio di sviluppo. La crescita continua anche se lenta è quella che pagherà lo sviluppo e che proteggerà il business nei momenti di crisi.
Per assicurare prosperità ad un certo business risulta necessario per il fondatoretrovare in fase di start up i giusti partner finanziari: che siano in grado dicomprendere il proprio ruolo di finanziatore (il socio di capitale non può pensare di intervenire in questioni tecniche se non ne ha competenza), che capiscano il business (non c’è cosa peggiore di spiegare ad una persona che non capisce la tua impresa come stai spendendo il suo denaro) e che siano in grado di comprendere i tempi di ritorno dell’investimento e che siano d’accordo con il piano di rientro.
Questa la nostra lista di 10 esempi di fallimento da cui imparare: errori più o meno diffusi, che i giovani imprenditori dovrebbero evitare di commettere per garantire alle attività avviate maggiori possibilità di successo.
Registrati ora per inviare una richiesta a più commercialisti gratuitamente.
Redazione di Rete Commercialisti