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Dal 1° gennaio 2016 l’unica partita IVA agevolata è quella del regime forfetario: quali sono i requisiti richiesti per accedervi? E quali i vantaggi?
Un nuovo regime agevolato, combinazione del vecchio regime dei minimi e del forfettario: chi decide di aprire una nuova Partita Iva può infatti scegliere di aderire al nuovo regime dei minimi che prevede, come il vecchio, un’aliquota al 5% per i primi cinque anni di attività nuova avviata e per un limite di guadagno stabilito a 30 mila euro. Una volta trascorsi i primi cinque anni, indipendentemente dall’età anagrafica, e sempre rimanendo nella soglia dei 30 mila euro di guadagno, piuttosto che passare al regime ordinario, si passa al regime forfettario con aliquota al 15%.
Chi intende aprire una partita IVA nel 2016 ha un solo regime agevolato a disposizione: il regime forfetario.
Quali sono i requisiti richiesti per l’accesso a tale regime?
Ecco tutti i requisiti necessari per aprire una partita IVA agevolata nel regime forfetario 2016:
conseguimento di ricavi ovvero compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a vari limiti, diversi a seconda del codice ATECO che contraddistingue l’attività esercitata;
sostenimento di spese per lavoro accessorio, dipendente e per collaboratori(comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati) per un ammontare complessivamente non superiore a 5.000 euro lordi;
il costo complessivo, al lordo degli ammortamenti, dei beni strumentali alla chiusura dell’esercizio non superava 20.000 euro. Nel calcolo di questo limite:
Quindi per quanto riguarda i limiti di guadagno per accedere al nuovo regime, per i professionisti è stata fissata la soglia dei 30mila euro di guadagni; stessa soglia anche per artigiani e imprese, che sale a 50mila euro per commercianti, alberghi e ristoranti; mentre è di 40mila euro per ambulanti di alimentari e bevande e di 30mila per ambulanti di altri prodotti. Secondo quanto precisato dall’Agenzia delle Entrate, possono accedere al nuovo regime agevolato 2016 non solo coloro che dal primo gennaio aprono una nuova Partita Iva ma anche i contribuenti che negli anni precedenti abbiano scelto un regime fiscale diverso, purchè in possesso dei requisiti richiesti.
Se, per esempio, un contribuente lo scorso anno, per un trascorso tempo dei primi cinque anni di attività previsto dal vecchio regime dei minimi, fosse passato al regime ordinario ma non avesse superato la soglia di guadagni di 30 mila euro, da quest’anno può rientrare nel nuovo regime agevolato. Questo regime vale anche per i contribuenti che hanno iniziato l’attività negli anni precedenti con il vecchio regime dei minimi e che possono ancora mantenerlo per gli anni mancanti al completamento dei 5 anni, godendo dei contributi previdenziali ridotti del 35%.
Chi supera le soglie di guadagno sopra riportate e i cinque anni di attività con aliquota al 5%, deve invece aderire al regime ordinario, che prevede il pagamento dell’Iva al 22% e Irpef al 23%, con possibilità, però, di detrarre e durre tutti i costi, cosa non possibile invece se si aderisce al regime dei minimi. Per ridurre il proprio carico fiscale, infatti, il titolare di Partita Iva può dedurre i costi derivanti dallo svolgimento della propria attività professionale, dall’acquisto di libri e riviste professionali; a spese di cancelleria, materiali di consumo e valori bollati; spese per lavoro dipendente e prestazioni di lavoro autonomo occasionale; utenze intestate allo studio professionale; acquisto di beni strumentali per l’esercizio dell’attività.
Altre tipologie di spese, invece, sono deducibili solo parzialmente e a determinate condizioni: si può, per esempio, dedurre al 100% il costo di locazione o acquisto di un immobile di categoria catastale A/10, a uso studio, ma se si destina la propria casa, intestata al professionista. Sono deducibili al 20% e l’Iva è detraibile al 40% i costi sia di manutenzione sia del carburante, da documentare con l’apposita scheda carburante; sono deducibili all’80% i costi di cellulari per qualsiasi tipo di contratto (acquisto, leasing, locazione) e l’IVA è detraibile al 50% per utenze da mobile e al 100% da fisso. Sono, inoltre, deducibili al 50% e l’Iva è totalmente detraibile le spese sostenute per partecipazione a convegni, congressi e corsi di aggiornamento professionale.
LE ESCLUSIONI
Sono altresì previste delle esclusioni dall’accesso al regime forfetario 2016 con partita IVA agevolata.
E’ prevista, infatti, l’esclusione dall’accesso alla partita IVA 2016 con il regime forfetario agevolato per i seguenti soggetti:
Quali sono i vantaggi per i contribuenti che decidono di aprire una partita IVA nel regime forfetario 2016?
Ecco un elenco dei principali vantaggi fruibili con la partita IVA agevolata nel regime forfetario 2016:
Ad inizio anno in molti decidono di avviare un’attività in proprio. Tra i primi temi da affrontare c’è sicuramente il costo partita IVA, perché bisogna sapere subito quali spese si dovranno sostenere.i? E quali i vantaggi?
APERTURA PARTITA IVA
Aprire una partita iva ha un costo pari a zero se si decide di procedere in autonomia. È sufficiente avere una connessione ad Internet e seguire le istruzioni sui siti di Agenzia delle Entrate e INPS per ottenere il proprio numero di partita IVA e aprire unaposizione contributiva. Ovviamente si può scegliere di avvalersi di un consulente che si faccia carico di tutti gli oneri burocratici.
I PASSAGGI DI CUI TENER CONTO
La decisione di fare da sé o rivolgersi ad un consulente, dipende anche dal livello di complessità che la burocrazia impone ai cittadini. Aprire una piccola attività di consulenza pone il futuro professionista dinnanzi ad una serie di questi, tra i quali il primo sembra già un enorme scoglio: la scelta del codice ATECO.
Questo codice identificherà la futura attività ai fini statistici e fiscali determinando, ad esempio, l’applicazione o meno degli Studi di Settore.
È in queste situazioni che si fa largo l’ipotesi di rivolgersi ad un esperto in materia, in modo da partire con una posizione “pulita”.
Per i professionisti con partita Iva è possibile pagare meno tasse in maniera legale, riducendo il proprio carico fiscale senza incorrere in sanzioni.
E’ importante analizzare la propria attività e gestire in modo efficiente i costi di gestione. Ecco una breve guida per i professionisti con partita IVA, che individua i metodi per ottenere una riduzine fiscale in modo legale.
Gestione dei costi
E’ importante dedurre i costi inerenti alla propria attività di reddito professionale in modo da ridurre il carico fiscale. Questo significa avere cura dei propri costi, chiedere sempre la fattura o lo scontrino parlante quando si sostengono costi per la propria attività, ad esempio:
pranzi;
carburante;
viaggi per spostamento di lavoro;
corsi di aggiornamento professionale.
I costi devono essere giustificati correttamente, la corretta gestione dei documenti è infatti fondamentale per assicurarsi che ogni costo venga dedotto dal proprio reddito professionale.
I costi deducibili dall’attività professinale si dividono in due gruppi: costi deducibili per intero e costi deducibili parzialmente.
Costi deducibili per intero
In riferimento allo svolgimento della propria attività professionale, ci sono dei costi che sono integralmente deducibili dal reddito professionale, “principio di inerenza” sono stabiliti dal DPR n. 917/86, ovvero il nostro Testo Unico delle Imposte sui Redditi, e si tratta di alleggerimenti fiscali a norma di legge.
Il lavoratore può infatti dedurre i costi derivanti dallo svolgimento della propria attività professionale, tutte le spese inerenti alla sfera lavorativa sono dunque deducibili e l’IVA è detraibile.
Ecco quali sono:
acquisto di libri e riviste professionali;
acquisto di cancelleria, materiali di consumo e valori bollati;
spese per lavoro dipendente e prestazioni di lavoro autonomo occasionale;
utenze intestate allo studio professionale;
acquisto di beni strumentali per l’esercizio dell’attività.
Costi deducibili parzialmente
Ci sono alcuni casi in cui le spese sono deducibili solo parzialmente, e sono soggette a determinate condizioni.
Ecco riportati alcuni casi principali di costi deducibili parzialmente:
Beni immobili: il costo di locazione o acquisto di un immobile di categoria catastale A/10, a uso studio, sarà interamente deducibile. La cosa cambia in caso si voglia destinare la propria casa per lo svolgimento di attività professionali: se l’immobile è intestato al professionista allora i costi sono deducibili al 50% e l’IVA è indetraibile;
Autovetture: i costi sia di manutenzione sia del carburante (la cui spesa va documentata con la scheda carburante) sono deducibili al 20% e l’IVA è detraibile al 40%. La quota annuale di ammortamento è deducibile al 20% nei limiti del bene fino a un tetto massimo di €. 18.075,99. Se siete in leasing, allora la deducibilità è subordinata alla durata del contratto che non deve essere inferiore ai 4 anni. Se l’auto è acquistata in locazione la deducibilità è sempre al 20% fino a €. 3.615,20 annui;
Cellulari: i costi sono deducibili all’80% per qualsiasi tipo di contratto (acquisto, leasing, locazione). L’IVA è detraibile al 50% per utenze da mobile e al 100% da fisso;
Spese per alberghi e ristoranti: spese di vitto e alloggio, purché non superino il 2% dei compensi percepiti nell’anno di imposta, sono deducibili al 75%. Come sempre ricordatevi la fattura, perché così potrete detrarre l’IVA, altrimenti con la sola ricevuta fiscale non sarà detraibile;
Spese di rappresentanza: spese per viaggi inerenti alla propria professione sono deducibili se non superano l’1% dei compensi percepiti nell’anno di imposta, l’IVA non è detraibile;
Convegni, congressi e corsi di aggiornamento professionale: deducibili al 50% e l’IVA è totalmente detraibile;
IVA detraibile: è ancora possibile dedurre l’IVA in caso le norme di legge non provvedevano a una detrazione del 100%.
Quali multe per le partite Iva 2016, i lavoratori autonomi e i professionisti che non si doteranno di un POS per ricevere pagamenti? Stando infatti alla manovra approvata sul finire dell'anno, entro il primo febbraio 2016 il Ministero dell'Economia e delle Finanze e quello dello Sviluppo Economico dovranno definire i tetti delle commissioni da applicare ai pagamenti elettronici. Secondo le nuove norme è possibile pagare tutte le spese con bancomat o carta di credito, anche per importi inferiori a 30 euro. Non sarà possibile rifiutarsi, a meno di impossibilità tecniche. In ogni caso, questo 2016 si caratterizza per l'assorbimento del vecchio regime dei minimi in quello forfettario mentre per le partite Iva a regime ordinario si prevede un miglioramento del livello delle tutele, anche in caso di malattia o di maternità.
Rispetto allo scorso anno, la principale modifica è l'innalzamento del limite dei ricavi e dei compensi che consentono l'accesso al regime. È previsto un aumento di 10.000 euro per tutte le attività, tranne per alcune categorie professionali, per le quali l'aumento sarà di 15.000 euro. Inoltre prevista la riduzione dell'aliquota dell'imposta sostitutiva, dal 15 al 5% per i primi cinque anni di attività.
Infine, ecco il ritorno, per artigiani e commercianti, dei contributi Inps minimi, ma, sul reddito forfettario determinato, la contribuzione dovuta ai fini previdenziali viene ridotta del 35%; l'estensione della possibilità di accesso al regime forfettario ai lavoratori dipendenti che hanno anche un'attività in proprio, se il loro reddito da lavoro dipendente o da pensione non supera i 30.000 euro.
Confermata l'impossibilità di accedere al regime forfettario per coloro nell'anno precedente hanno conseguito ricavi o hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a determinati limiti, differenziati a seconda del codice Ateco che contraddistingue 1 hanno sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore a 5.000 euro lordi, per lavoro accessorio, dipendente e per collaboratori (comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati); il costo complessivo, al lordo degli ammortamenti, dei beni strumentali alla chiusura dell'esercizio non superava 20.000 euro; i redditi conseguiti nell'attività d'impresa, dell'arte o della professione erano prevalenti rispetto a quelli eventualmente percepiti come redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente. Tale requisito non era rilevante se il rapporto di lavoro era cessato.
Innalzata la soglia di reddito per usufruirne; ai guadagni fino ai 30mila euro, verrà applicata un’aliquota del 15%, mentre il coefficiente di redditività per calcolare l’imponibile resta pari al del 78%. L’articolo 14, comma 1 della Legge di Stabilità, inoltre, conferma al 27% l’aliquota contributiva dovuta dai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps. Particolarmente favorevole il regime previsto per le nuove start up: l’aliquota scende dall’attuale 10% al 5%, rimanendo tale nei 5 anni successivi.
Le ultime importanti novità per le partite IVA sono state introdotte dal disegno di legge sul lavoro autonomo, approvato lo scorso 28 gennaio 2016 dal Consiglio dei Ministri. Prevista la deducibilità al 100% delle spese di formazione e aggiornamento professionale, entro un limite massimo di 10mila euro annui, investite per partecipare a corsi di aggiornamento e convegni. Anche per quanto riguarda l’indennità di maternità ci sono aggiornamenti: potrà essere percepita anche nel caso in cui si continui a lavorare; inoltre, fino al terzo anno di vita del bambino, è prevista la possibilità di utilizzare congedi parentali della durata di 6 mesi. Novità sui tempi di pagamento: dal momento in cui viene emessa la fattura, il pagamento dovrà avvenire entro 60 giorni; i professionisti potranno dedurre fiscalmente anche le spese sostenute per la garanzia contro il rischio di insolvenza del cliente.
Nel caso di infortunio o malattia, il rapporto di lavoro non si considera estinto, ma può essere sospeso per un periodo che può arrivare al massimo fino a 150 giorni. Qualora la malattia o l’infortunio siano così gravi da comportare il mancato svolgimento dell’attività oltre i 60 giorni, i contributi previdenziali e i premi assicurativi vengono sospesi per la durata del suddetto periodo, fino a un massimo di due anni.
Essere seguiti a livello fiscale nello svolgimento dell’attività professionale è importante. Un commercialista esperto è in grado di organizzare documentazione e conti in modo tale da offrirvi un significativo alleggerimento fiscale.
Una corretta pianificazione fiscale permette sia un grosso risparmio, sia la sicurezza di essere al riparo da possibili contestazioni, la normativa di legge prevede infatti il “metodo previsionale” degli acconti.
Questo sistema permette di calibrare il carico fiscale in base agli oscillamenti del proprio reddito. Di solito gli acconti si calcolano su base annua precedente, ma se il vostro reddito dovesse scendere, vi ritrovereste con un carico fiscale insostenibile.
Il metodo previsionale, vi permette di calcolare gli acconti in base alle eventuali diminuzioni di reddito, in modo tale da equilibrare il carico fiscale di anno in anno.
Onorario del Commercialista
Quando ci si affida ad un consulente, generalmente ad un commercialista, aprire la partita IVA diventa un costo, ma non è detto.
Normalmente i consulenti fatturano tra 200 e 500 € per le operazioni, ma ci sono dei casi in cui questo importo non viene richiesto.
È possibile infatti che il consulente ritenga l’apertura dell’attività come uno step di acquisizione del cliente piuttosto che un’attività da mettere in onorario. È bene dunque informarsi presso il commercialista selezionato anche sugli importi richiesti per poi seguire contabilità e dichiarazioni, in modo da ottenere due o più preventivi e prendere una decisione meditata.
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Redazione di Rete Commercialisti