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Redditometro 2014, partite le lettere e gli inviti a comparire: cosa deve temere il contribuente?

Fisco e Tributi 

La riceveranno 100.000 contribuenti, ma solo 25.000 rischiano grosso. Nel mirino dell'Agenzia delle entrate le spese incongrue con la dichia L'Agenzia delle entrate vuole sapere se le spese sostenute due anni fa sono congrue con i redditi dichiarati lo scorso anno. 

Basta una forbice pari al 20% tra quanto dichiarato e quanto si è speso in realtà per far scattare l'allarme. Ma attenzione: di lettere, ce ne sono di due tipi.

La prima (sarà spedita a 75.000 contribuenti) è tecnicamente un avviso bonario con cui l'Agenzia delle entrate, sulla base dei dati in suo possesso, chiede al contribuente di fare luce sulla fonte dei soldi necessari a sostenere spese che difficilmente avrebbe potuto coprire, stando alla dichiarazione dei redditi 2013.razione dei redditi 2013.

Il Fisco, per non alimentare allarmismi, ha precisato, inoltre, che la soglia di tolleranza è stata in molti casi maggiore del 20%: in sostanza, molti dei 75.000 casi segnalati riguardano casi rilevanti, anche se la missiva rimane lo stesso "a puro scopo informativo".

L’Agenzia delle Entrate, da parte sua, continua imperterrita nel suo lavoro di segugio, e ha reso noto di aver proceduto – con ammirevole solerzia – nell’invio di due distinte tipologie di lettere per i contribuenti:

  • Le lettere informative, la cui rassicurante definizione cela in realtà l’avviso al cittadino di aver riscontrato l’incongruenza tra le spese effettuate nell’anno 2012 e il reddito dichiarato nello stesso periodo;
  • Gli inviti a comparire, termine molto meno tranquillizzante, relativi alle spese sostenute nel 2009 e che non risultano coerenti con quanto dichiarato.

Lettere informative e inviti a comparire: le differenze

Sebbene è verosimile immaginare che in nessuno dei due casi sopracitati il contribuente destinatario della missiva faccia esattamente salti di gioia, è bene sottolineare le differenze tra le due missive. La prima, di fatto, non costituisce in alcun modo una forma di classico “accertamento”, quindi non sono previste sanzioni in caso non si risponda. Tuttavia, è estremamente consigliabile che il cittadino legga con attenzione la comunicazione e provveda a segnalare agli Uffici dell’Agenzia eventuali errori o anomalie.

Ben diverso, invece, è il discorso degli inviti a comparire, in quanto non solo l’Ufficio potrebbe optare per azioni di controllo più stringenti (come, ad esempio, le indagini finanziarie) ma è anche prevista l’applicazione di una sanzione da 258 fino a 2065 euro.

Ecco come funziona l’invito al contradditorio:

  • 1 – Invito a comparire: il contribuente aderisce integralmente alle pretese dell’Agenzia e può godere della sanzioni ridotte da dichiarazione infedele, pagando tutte le maggiori imposte entro i 15 giorni antecedenti la data di comparizione;
  • 2 – Contraddittorio con l’Ufficio: il contribuente cerca di negoziare e si presenta alla data fissata per l’incontro al fine di definire l’accertamento con adesione;
  • 3 – Accertamento: se non si raggiunge un accordo il contribuente potrà proseguire il contenzioso per l’imposta, pagando nel frattempo 1/3 delle sanzioni (somma che non verrà restituita ance in caso di esito positivo del contenzioso);
  • 4 – Prestare acquiescenza: il contribuente usufruire delle sanzioni ridotte a 1/3 e del pagamento rateale.

È il rischio che corrono nelle prossime settimane25.000 italiani che riceveranno invece una lettera , con cui il Fisco li obbliga a chiarire la propria posizione, pena l'avvio dell'accertamento. Se la prima, insomma, suona come un avviso; la seconda è una vera e propria minaccia.

Prima di attivarsi, però, se si riceve la prima lettera, è bene controllare se l'incogruenza è frutto di un errore di calcolo o se effettiva.

Nel primo caso, si può contattare l'Agenzia delle entrate (tramite mail o via telefono), qualora l'errore sia di lieve entità e facilmente risolvibile o magari per ricevere ulteriori chiarimenti riguardo la propria posizione.

Nel secondo caso (in pratica si ammette l'errore), si può procedere direttamente con il ravvedimento operoso.

Ci sarebbe, segnalano gli esperti in materia, una terza via: ignorare la prima lettera, aspettando che il fisco faccia una nuova richiesta: è la temuta seconda lettera (di cui sopra), alla quale però sarà obbligatorio rispondere per non passare guai ben più seri. Meglio non rischiare.

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Redazione

Redazione di Rete Commercialisti