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Nel periodo più duro, quello compreso tra il 2007 e il 2013, la forbice della crisi economica ha tagliato drasticamente i redditi dei liberi professionisti. E il conto più salato lo stanno pagano i più giovani. Secondo le ultime analisi del centro studi dell'Adepp (l'Associazione degli enti previdenziali privati), nel 2013 circa 360 mila professionisti under 40 hanno visto scendere i loro redditi medi sotto la soglia dei 25 mila euro annui.
Il dato balza subito all'occhio alla luce delle misure annunciate dal presidente del consiglio, Matteo Renzi, sul beneficio fiscale di 1.000 euro annui concesso ai lavoratori dipendenti e parasubordinati con un reddito medio annui di 25 mila euro. Il provvedimento che dovrebbe scattare già il prossimo maggio esclude però i liberi professionisti e marca ancora una volta un solco profondo tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, che mina il principio costituzionale di capacità contributiva. «Se l'obiettivo è sostenere i lavoratori in difficoltà e stimolare i consumi non si comprende perché la parte del mercato del lavoro che in questi anni ha sofferto maggiormente crisi e precarietà, e che produce redditi medi ben più bassi rispetto ai lavoratori dipendenti, venga indiscriminatamente esclusa dalle misure annunciate dal governo», sottolinea una nota di Confprofessioni. «Mentre nei paesi più avanzati i soggetti con le potenzialità intellettuali e professionali più promettenti vengono incentivati e premiati, in Italia si continua a ignorarli e vessarli». Il fattore reddito gioca evidentemente un ruolo determinante nella scelta dei giovani che si affacciano sul mercato del lavoro. Numerosi provvedimenti legislativi che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno penalizzato fortemente gli studi professionali e cominciano a togliere appeal a un settore fondamentale per l'economia del paese e, in particolare, per il ruolo di «cerniera» che i liberi professionisti svolgono tra lo stato, le imprese e i cittadini. Per la prima volta, infatti, il numero dei professionisti under 40 iscritti alle casse di previdenza ha registrato, tra il 2012 e il 2013, una flessione di circa un punto percentuale.
L'analisi condotta dall'Adepp mostra come le dinamiche demografiche dei professionisti under 40 e over 40 hanno come conseguenza la progressiva riduzione del peso percentuale degli under 40 sul totale complessivo degli iscritti alle casse. Il fenomeno è ancora più grave se si allarga la platea ai professionisti con partita Iva iscritti alla gestione separata dell'Inps. Secondo un recente studio effettuato dall'Osservatorio dei Lavori - Associazione 20 maggio e curato da Patrizio Di Nicola dell'università La Sapienza di Roma, per la prima volta in sei anni di crisi le partite Iva individuali nel 2012 diminuiscono in tutte le regioni (-7,6%), tuttavia il dato rilevante non è solo la diminuzione degli iscritti ma soprattutto la forte riduzione (del 17,7% in un solo anno), dei loro redditi medi già bassi che passano, infatti, da 18.836 del 2011 a soli 15.511 nel 2012. «Si tratta di una pericolosa tendenza che rischia di mettere in crisi l'intero assetto delle libere professioni», aggiunge il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «Un fenomeno che governo e parlamento non possono più ignorare. In primo luogo, occorre attuare provvedimenti che pongano rimedio all'assurda discriminazione tra lavoro dipendente e autonomo, estendendo il medesimo beneficio fiscale ideato per dipendenti e collaboratori anche ai professionisti e lavoratori autonomi con partita Iva individuale senza dipendenti».
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Redazione di Rete Commercialisti